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Storia del Calcio - EMOZIONI

Diego Armando Maradona


Città del Messico, giugno 1986. Allo stadio "Azteca", la nazionale di calcio inglese affronta quella argentina in una partita dei quarti di finale del campionato del mondo. Il punteggio è di 1 a 1: ad un primo gol irregolare di Diego Armando Maradona - saltando per anticipare il portiere Shilton, "el pibe de oro" tocca la palla con la mano e la spedisce in rete - segue il pareggio di Gary Lineker, attaccante dei "leoni d'Inghilterra", che con quella realizzazione si assicura la vittoria nella classifica dei cannonieri di quell'edizione del mondiale. Bloccate sulla parità, le squadre si studiano come due schermitori. Fino al momento in cui Maradona - allora considerato il più forte tra i calciatori in circolazione - estrae dal suo repertorio un vero colpo di fioretto.
Conquista la palla a centrocampo, danza una "veronica" (cioè evita un giocatore piroettando sulla sfera e portandola avanti prima con un piede e poi con l'altro) e comincia una corsa infinita verso la porta difesa da Shilton. Sei giocatori inglesi lo affrontano invano, quasi ipnotizzati dal quel brutto anatroccolo che infila una finta dietro l'altra mantenendo incollato il pallone al suo piede sinistro. Giunto in area di rigore, con tre difensori alle spalle come mastini sulla preda, Maradona fa partire un rasoterra che infila la palla sotto il fianco del portiere e la deposita con dolcezza in rete. Con ogni probabilità, è il gol più bello della storia del calcio.
Una storia che, come quella dell'uomo, è anch'essa fatta di personaggi e battaglie, meno cruente - anche se non prive di vittime, grazie alla stupidità che talvolta si accomoda sugli spalti - ma non meno intense o emozionanti. Una storia antica, le cui prime tracce si perdono in un tempo remoto.

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